Il compito più difficile nella vita è quello di cambiare se stessi.” (Nelson Mandela)

Talvolta desiderati e perfino rincorsi a tutti i costi, talvolta invece subiti e magari devastanti, i cambiamenti rappresentano la cornice all’interno della quale dipingiamo la nostra vita. Qualcosa di bello, atteso e gradito come una nascita è parte di questa cornice tanto quanto qualcosa di brutto come la morte, due facce di una stessa medaglia. Il conseguimento di una laurea o il matrimonio non sono eventi privi di stress, tanto quanto cambiare casa, città o lavoro. Il medico canadese Hans Selye ha coniato il termine Eustress, il prefisso eu deriva dal greco e si traduce come “bene” o “buono”. Collegato alla parola stress, significa letteralmente “stress buono”. Possiamo quindi affermare che ogni evento della nostra vita che rappresenta un cambiamento contiene in sé una quota di stress che tutti noi viviamo, sia che si tratti di un cambiamento che ci viene imposto, sia che si tratti di un cambiamento ambito. Chiaramente, secondo quanto ci dice Selye in quest’ultimo caso la sensazione che ne deriva ha una valenza positiva, un mix di appagamento e sensazioni piacevoli. Spesso il cambiamento viene vissuto come un obbligo, magari lo è realmente perché se il proprietario del mio appartamento decide di sfrattarmi non può certo farmi piacere, soprattutto non l’ho deciso io. Il punto è come affrontiamo una situazione simile? come gestiamo un evento disatteso o comunque non voluto e quindi fonte di stress negativo per noi? Ogni cambiamento rappresenta una strada costellata di difficoltà, l’importanza di tali difficoltà e la capacità di gestirle dipende da noi. Se analizziamo ciò che nella nostra vita abbiamo “scelto” ci renderemo conto che la vetta da scalare è stata dura comunque, ma c’è qualcosa che ci ha aiutato a non mollare, ad andare avanti e ad adattarci alla nuova condizione. Che lo vogliamo o meno, alla fine di una scalata ci troveremo sempre di fronte a nuovi scenari che comportano e equilibri diversi, noi stessi saremo diversi, forse migliori e più consapevoli. Se provassimo a esprimere tale motivazione e volontà di scalare la vetta anche di fronte a quei cambiamenti che sentiamo lontani dalle nostre scelte, diventeremo sempre più capaci di gestire al meglio qualunque situazione, anche gli eventi che percepiamo così prepotenti da metterci in ginocchio. La paura in questi casi è il nostro nemico numero uno. Ciò che desideriamo lo affrontiamo, ciò che non vogliamo lo evitiamo perché abbiamo paura di perdere. Il cambiamento troppo spesso vene vissuto dalle persone come una perdita. Se come ho accennato prima un cambiamento porta sempre con sé nuovi equilibri, è inevitabile perdere qualcosa ma questo non vuol dire che non troveremo qualcos’altro e magari migliore. Cambiare può essere difficile per molti motivi, capita che il fallimento sia dietro l’angolo o che lo scenario che troveremo non è esattamente quello che ci auguravamo, ma di sicuro intraprendere la strada del cambiamento non può che aiutarci ad ampliare la nostra zona di comfort, cioè alimentare la nostra capacità di allargare le nostre abitudini, pensieri, convinzioni per crescere e imparare ad affrontare situazioni sempre più sfidanti, sempre più complesse, sempre più ardue. Jovanotti canta “Non c’è scommessa più persa di quella che non giocherò”. Stare fermi, non mettersi in gioco, evitare di guardare in faccia i cambiamenti che la vita inevitabilmente ci propone e a volte ci impone, può darci la sensazione di navigare in acque tranquille, acque rassicuranti perché “conosciute” ma in realtà è soltanto un timido tentativo di allontanare qualcosa che travolgerà inevitabilmente le nostre vite, nel bene e nel male. Accettare e rispettare il cambiamento e gli “stati d’animo” che esso comporta, uscire dalla propria zona di comfort, utilizzare a proprio vantaggio eventi e situazioni indesiderate fa parte delle persone sagge, capaci di scongiurare la possibilità che il cambiamento possa travolgere la propria vita come uno tsunami, di fronte al quale la possibilità di gestire l’evento risulta alquanto difficile. Credo sia utile ricordare che “Una nave in porto è al sicuro ma non è per questo che le navi sono state costruite.”

Autore: Dott. Antonio De Martino

Write a comment:

*

Your email address will not be published.

2015 © Copyright - Antonio De Martino by Alessandro Decimo